Essere un “servizio essenziale” in quarantena

A cura di Claudia Cardamone

Fonte foto Pinterest

L’illusione della quarantena. Sì perché, rimanendo nel puro ambito dell’ego e non della considerazione delle vittime di questo maledetto COVID-19, appresa la notizia della sospensione delle attività e del dover “stare a casa” ho subito pensato nell’ordine: potrò finalmente leggere l’enciclopedia della “scrittura creativa”, potrò vedere i DVD di filosofia comprati 10 anni fa, potrò seguire i miei figli nella didattica a distanza e magari colmare le lacune che la scuola ha disseminato e ignorato come buche sull’asfalto, imparerò a cucinare, seguirò i tutorial su come fare ginnastica a casa, seguirò i tutorial su come truccarsi. 

L’illusione è durata circa 3 minuti, poi la prima telefonata.  Poi la seconda. Poi la terza. Poi le successive… ho perso il conto eppure io i conti li faccio di professione. Di mestiere faccio la commercialista. Per la precisione la commercialista che si occupa di lavoro. 

È iniziato l’inferno. Cosa rispondere nell’immediato a chi ti chiede cosa fare con i propri dipendenti, chi dovrà pagarli se l’attività ha dovuto chiudere i battenti?  

È iniziato l’inferno. L’affanno di capire le misure che adotterà il Governo con decreti che ovviamente “nascono” in una notte ma di cui già nei giorni precedenti si parla in TV e sui social, incuranti di tutti noi consulenti intenti a inseguire le notizie senza indicazioni precise. A confrontarci, in apposite chat e dirette Facebook, sulle ipotetiche misure capendo subito la loro inadeguatezza.  Poi il susseguirsi di decreti, circolari, messaggi: INPS, Agenzia delle Entrate e chi più ne ha più ne spari…

È iniziato l’inferno. Perché mi sono sentita, come alle prime armi, di non avere gli strumenti davanti a qualcosa di mai visto ma nella posizione di dover indirizzare, guidare e condizionare gli eventi. Eventi che coinvolgono i miei clienti, le loro famiglie, i loro dipendenti e le loro famiglie.

Claudia in smart working nonostante un marito, due figli adolescenti e due cani.

E se ho capito male questa norma? Se compilo male questa domanda? Nulla arriva in maniera automatica. Funziona così: (non solo nel tempo del COVID-19) : qualcuno scrive una norma, qualcun altro la interpreta dando una circolare esplicativa che spesso dice qualcosa di profondamente diverso rispetto alla norma stessa, ancora qualcuno “costruisce” una modulistica o un format che IO POVERA COMMERCIALISTA devo compilare. Per rendermi conto mentre lo faccio, che chi ha costruito il format, chi ha emesso la circolare esplicativa, chi ha partorito la norma… non ha mai operato sul campo!

Avrò operato bene? Beh, era dovuto…

Avrò operato male? Sarò additata (magari attiverò la polizza RC professionale, quella atta a garantire il libero professionista dalle richieste di danno in caso di errori, omissioni, negligenza professionale e responsabilità contrattuale causati a Terzi, clienti compresi!) 

Così la mia quarantena è durata un giorno e poi sono tornata in studio, con tutta l’ansia per il lavoro e la paura di incontrare qualcuno, senza aver neppure trovato le mascherine né i guanti.

Nel mio solo e unico giorno di quarantena non ho potuto dedicarmi alle mie passioni, non ho seguito i miei figli, non ho imparato a cucinare né a truccarmi. 

Ho imparato, però, che il mio lavoro è essenziale. Lo è anche se non riceverò i giusti onorari e purtroppo nemmeno un grazie.

#Restiamoacasa? No #restiamoumani

4 commenti su “Essere un “servizio essenziale” in quarantena”

  1. Complmenti a te e alla tua categoria che sta aiutando chi ha perso tutto e brancola nel vuoto di un mare di leggi e leggine ,l’una che smentisce l’altra.

  2. Fantastica, Claudia…pochi avrebbero potuto dire meglio, con piu’ efficacia e verità di accenti…ma nessuno cmq con lo stesso humor e la stingatezza da brava scrittrice quale indubbiamente tu sei, un saluto…

  3. L’ umanità è divisa tra “chi serve” e “chi si serve”. Noi liberi professionisti, se operiamo credendo in quel che facciamo, apparteniamo alla prima categoria. “Chi si serve”, invece……eh si…è proprio come conclude Claudia Manzari.

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