Principesse Disney sotto processo, ma perché?

Fonte foto | Pinterest

Sono passati ormai quasi due anni dal caso Weinstein di cui, come era prevedibile, nessuno parla più io per prima non so neppure che fine abbia fatto quel “Signore” grassottello dall’indiscutibile aria viscida. Ma la mia mente non riesce ad immaginarselo in galera a scontare la pena di cui è stato accusato. Siamo alle solite!

Eppure qualcosa di tutto quel caso, e tutto quello che il caso portava con sé è rimasto, e forse non è una cosa positiva. L’era del #metoo ha infatti messo sotto processo una serie di modi di dire, porsi e pensare radicati nelle mentalità di uomini e donne in cui queste, sono sempre state considerate poco più della costola del famoso Adamo. Nonostante anni di rivendicazioni, lotte femministe e pari opportunità , o forse proprio come conseguenza di tutto questo, le donne sono e sono state ancora imbrigliate in stereotipi sessisti che purtroppo spesso sfociano in crimini atroci a volte sottaciuti.

Proprio del caso Weinstein allargato a Brizzi e Asia Argento ricorderemo tutti quanto, nonostante la solidarietà di moltissimi fra uomini e donne, queste ultime siano comunque state accusate di “esserci state” e aver avuto il coraggio di denunciare solo a posteriori. Sotto accusa sono finiti gli uomini, accusati di vedere le donne ancora solo come un corpo di cui poter disporre, la società ancora troppa convinta che se un uomo ce la fa “è stato bravo” mentre se a farcela è una donna “l’ha data a qualcuno“, e le donne accusate di aver approfittato della scorciatoia per fare successo, di non avere avuto “la risposta pronta”, di non sapersi comportare, vestire, approcciare ad un uomo …

In questo stato di assoluta confusione, orrore e schifo la società si è divisa fra chi si è schierato contro le donne, il sistema, contro tutto e chi invece ha sostenuto e sostiene ostinatamente la posizione femminile e femminista. (sono fra quelli intendiamoci!)

Ma trovo che esista una degenerazione di tutto questo. In tutto questo calderone di accuse su più fronti, sono finite anche le povere principesse Disney accusate di cantare alla finestra o giacere felicemente addormentate nell’attesa dell’arrivo di Azzurro (di Shekeriana memoria). E così all’improvviso dopo aver allietato le nostre giornate di bambine con le loro voci cristalline, le loro fragilità, il candore misto alla voglia di conoscere e sfidare il mondo intero per trovare l’amore vero, le povere Ariel, Biancaneve, Aurora ecc sono state catalogate come diseducative.

Il passaggio da eroine a sfigate si sa, a volte è molto breve.

cit. mia ma mi piaceva ed era giusto sottolinearlo

Intendiamoci, sono d’accordo con Keira Knightley quando dice che insegnerà a sua figlia ad essere indipendente facendole conoscere la storia delle donne che hanno cambiato il mondo. E sono d’accordo con il dare la Buonanotte a tutte le bambine ribelli … ma Keiretta cara non ti sembra di esagerare un cincinin nel proibire alla tua piccola di conoscere le fiabe classiche? Insomma per raggiungere l’indipendenza è davvero necessario abbandonare ogni forma di romanticismo?

Fonte foto | Pinterest

Io dico NO. Credere nel principe azzurro, nell’anima gemella, nell’amore capace di muovere le montagne non è una cosa sbagliata. Sapere che a fine giornata a casa ci sarà un principe in felpa e ciabatte a cui affidare le ansie del giorno, a cui raccontare lo stress della giornata e con cui guardare la puntata della fiction trash del momento significa affidare alle nostre nuove donne una speranza. Quella di non essere sole. ATTENZIONE: non perché sole non si stia bene, non perché è necessario avere un amore accanto per sentirsi realizzate, ma solo perché è bello, piacevole, rincuorante avere un sentimento che ti riempie il cuore.

Poter fare affidamento su qualcuno, dividersi le incombenze quotidiane, concedersi coccole attraverso la preparazione della cena non significa non essere forti, indipendenti e libere significa conservare ancora la capacità di amare qualcuno oltre se stessi. Ed è questa l’unica cosa che dovremmo insegnare alle nuove generazioni, ad abbandonare l’egocentrismo diffuso e scoprire che libertà è anche quella di essere ancora fragili e sognatrici.

Prima troppo casa e famiglia e figli, ora troppo lavoro, carriera e serate con le amiche sembra che le donne siano sempre costrette a rinunciare ad una parte di sé per potersi affermare.

Liberiamoci e impariamo ad accettare che indipendenza e famiglia, fermezza e romanticismo, concretezza e sogno sono le due facce della stessa medaglia chiamata donna.