Site icon LaVigne.it

Tailleur si, ma per lei

bozzetti tailleur maschili per donne

C’è un momento preciso, in ogni cambio di stagione, in cui smettiamo di chiederci che cosa indossare e iniziamo a chiederci che cosa vogliamo dire con ciò che indossiamo. Questo inverno la risposta è decisa, a tratti perentoria: un tailleur maschile, tagliato come da manuale, ma abitato da un corpo e da uno sguardo femminili.

Sulle passerelle si è visto dappertutto: completi blu rigorosi da banker da Iceberg, marroni tabacco e cammello ultra raffinati da Fendi e Max Mara, grigi morbidi e leggermente nostalgici da Miu Miu, fino ai tre pezzi impeccabili di Emporio e Giorgio Armani. Il messaggio è chiaro: il guardaroba maschile non è più un territorio da “invadere”, ma un linguaggio che le donne parlano ormai con assoluta naturalezza.

Molto prima che diventasse una tendenza di stagione, il tailleur maschile è stato un gesto di ribellione. All’inizio del Novecento, Coco Chanel prende in prestito giacche e tessuti dall’abbigliamento maschile, liberando le donne da busti e merletti. Poi arrivano loro, Marlene Dietrich e Katharine Hepburn, con pantaloni, smoking e sfrontatezza: il messaggio è scandaloso per l’epoca, chiarissimo oggi, l’eleganza non ha genere, semmai attitudine.

Il vero terremoto, però, ha un nome preciso: Le Smoking di Yves Saint Laurent, 1966. Un completo maschile rigoroso cucito su un corpo femminile, da portare la sera al posto dell’abito da cocktail. All’epoca è un affronto all’idea stessa di seduzione, tanto che a qualcuno viene negato l’ingresso nei locali. Ma il seme è piantato: da quel momento, il tailleur non è più solo un vestito, è una dichiarazione politica.

Negli anni Ottanta, il power suit con spalle importanti e silhouette squadrata diventa la divisa delle donne che entrano negli uffici di vetro e nei consigli di amministrazione. Poi, lentamente, l’armatura si alleggerisce. Tra anni Duemila e oggi il tailoring si fa più morbido, talvolta genderless, e il completo maschile per lei smette di essere travestimento: è semplicemente un modo, molto efficace, per prendere posto nel mondo.

Che cosa significa per una donna indossare un abito maschile oggi?

Max Mara fall/winter 2025 – Fonte foto Firstview

Oggi infilarsi un tailleur maschile non è più “giocare a fare l’uomo”. È quasi l’opposto: è usare un codice tradizionalmente maschile per affermare un’identità femminile che non ha paura di essere autorevole.

Il completo funziona come una armatura soft. La struttura c’è, spalle disegnate, linea netta, presenza, ma i tessuti sono morbidi, i volumi lasciano spazio ai movimenti. È il vestito giusto per camminare veloce, infilare le mani in tasca, sedersi come si vuole, senza preoccuparsi di orli che salgono o scolli che scendono.

C’è poi una dimensione quasi terapeutica: il tailleur maschile aiuta a occupare spazio, fisico e simbolico. Ti obbliga a stare “larga”, a non rimpicciolirti. E allo stesso tempo ti permette di modulare il cursore tra maschile e femminile: basta un rossetto rosso, un gioiello importante, un reggiseno a vista sotto la giacca, per trasformare l’armatura in un gioco di contrasti.

Infine, in un momento in cui si parla molto di fluidità di genere, il completo diventa terreno neutro: non appartiene più a lui o a lei, ma a chiunque abbia voglia di sperimentare. Le passerelle lo dimostrano: lo stesso taglio può vivere su corpi e identità diverse, senza perdere forza.

Le nuove proporzioni: oversize controllato e pantaloni che sfiorano il pavimento

Emporio Armani fall/winter 2025 – Fonte Foto Firstview

Se il tailleur maschile di oggi sembra diverso da quello che ricordiamo dagli anni Ottanta, è soprattutto una questione di proporzioni. Dimentichiamo le spalle a pagoda e i blazer rigidi: il nuovo completo gioca con l’idea di oversize controllato.

Le giacche scendono sotto il fianco, le spalle si allargano appena, i rever si fanno più importanti, ma tutto resta fluido, quasi liquido. L’effetto si vede benissimo nei completi grigi e blu che hanno sfilato da Emporio Armani e Miu Miu: volumi ampi, sì, ma mai sciatti. Il corpo non è nascosto, è semplicemente meno “esibito”.

I pantaloni sono ampi, spesso a vita alta, e si allungano fino a sfiorare, o coprire, la scarpa. Il risultato è una colonna verticale che slancia, soprattutto se tutto è nella stessa gamma di colore. L’idea del tre pezzi torna in scena: giacca, pantalone e gilet, magari portato a pelle o con una camicia sottilissima, come un cenno a una sartoria molto classica riletto con gli occhi di oggi.

Un ruolo chiave lo gioca il layering. Il completo non vive più da solo, ma sotto lunghi cappotti morbidi che sfiorano il polpaccio, come nelle uscite di Giorgio Armani e Max Mara. È la versione invernale del power dressing: invece di un solo capo forte, se ne costruisce una stratificazione, elegante ma calda, che accompagna tutta la giornata.

La palette del tailleur maschile: dal grigio banca al cammello più caldo

Giorgio Armani fall/winter 2025 – Fonte Foto Firstview

Anche i colori raccontano molto di questa nuova stagione del tailoring. Al centro ci sono i neutri sofisticati: grigio antracite, carbone, pietra, blu notte quasi nero, una gamma intera di marroni, dal tabacco al cioccolato. È la palette delle banche e degli studi legali, certo, ma tolta dall’austerità del contesto e ripensata come linguaggio chic e disinvolto.

Il grigio è forse il più interessante: in versione micro-gessata o leggermente mélange, è l’anti-colore che permette di giocare con texture e accessori. Abbinato a camicie impalpabili o top lucidi, perde ogni rigidità.

Poi c’è l’universo caldo del cammello e dei marroni. Il completo monocromo in queste tonalità è la risposta sofisticata a chi non vuole cedere sempre al nero: scalda l’incarnato, dialoga bene con oro e bronzo, si presta tanto al giorno quanto alla sera.

Le fantasie restano sottotraccia: gessato sottile, check quasi impercettibili, righe tono su tono. È una stagione in cui il messaggio non passa dalla stampa, ma dalla qualità del taglio e dalla mano del tessuto: flanelle soffici, lane pettinate, twill, qualche tocco di velluto liscio per la sera.

Il tailleur maschile come uniforme del futuro

Alla fine, il ritorno del tailleur maschile per la donna è molto più di un revival sartoriale. È la prova che certi capi, quando sono ben pensati, attraversano epoche, generazioni, cambi di paradigma senza perdere potenza.

Un buon completo oggi non è tanto un investimento di stile, quanto di libertà: puoi smontarlo e rimontarlo (giacca con jeans, pantaloni con maglione, gilet da solo), portarlo da mattina a sera, cambiare completamente registro con una sola scelta di accessori.

Forse per questo, in un momento in cui tutto sembra liquido e provvisorio, il tailleur maschile torna come una delle poche certezze del guardaroba. Non ti trasforma in qualcun altro, non ti traveste: ti dà semplicemente una struttura dentro cui essere, molto comodamente, te stessa.

Exit mobile version