Say “CIAOBELLO” to 2019

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Questo titolo non posso proprio ottimizzarlo, e del resto quello che sto per scrivere è più un simile alla pagina di un diario personale che all’articolo di un sito. Voglio fissare nero su bianco quello che mi sta frullando per la testa in questo momento, in questo freddo ultimo pomeriggio dell’anno.

Ma iniziamo dal principio.

Stamattina mi sono svegliata molto presto, nonostante fosse il primo giorno dopo un’intensa e bellissima settimana in famiglia in cui potevo fare serenamente le 12 a letto. Riprendermi dal turbinio di emozioni, belle e forti, semplici e complesse che questi 7 giorni milanesi trascorsi con la mia famiglia mi hanno fatto provare. I rumori e gli umori tipici di un tipico pranzo della domenica terronica che troppo poco spesso ormai vivo. E un pò mi manca un pò anche no. E questo altalenante sentimento mi fa da un lato sentire adulta e sicura della mia vita da donna tendenzialmente priva di responsabilità enormi (come avere un figlio, per dirne una). Dall’altro mi provoca sensi di colpa, perchè è quello a cui ho rinunciato e che purtroppo mai nessuno mi restituirà nella mia quotidianità. Ma tant’è.

Ma non divaghiamo: l’oggetto di questo articolo è altro. E’ quello che è successo subito dopo essermi svegliata.

Colazione in solitaria, con la radio accesa, come piace a me. Messaggio all’amico, che mi aggiorna sulle fasi più importanti della sua vita e di quella della mia amica Lara. Passeggiata con Ivo, al parco, fra le foglie ancora ricoperte dalla gelida brina notturna. Caffè al bar, chiacchierata con il vecchio barista un pò burbero, ma che oggi sono riuscita a sciogliere e non la smetteva più di parlare, lavatrice, musica, preparativi per la cena, la telefonata di un’amica con cui condividi tutto e ancora ti sorprendi a scoprirne l’affinità. Come si possa vivere a distanza le stesse identiche emozioni. Come quando a separarci erano solo pochi banchi.

E poi il fatidico momento. Vai in bagno due minuti. Chiudi immotivatamente la porta visto che sei sola con il cane. Lasci il telefono in cucina, che ce l’hai sempre in tasca, ma stavolta no, ovviamente. E poi la senti. La centrifuga. Quella a 800 giri al minuto, capace di provocare uno tsunami al piano di sotto. E realizzi. Realizzi che vivi in un grazioso bilocale con praticamente tutte le possibili fessure sfruttate al meglio. Ovvero riempite di cose. E la mia lavatrice si trova posizionata in un’anta lateralmente alla porta del bagno. Dal lato in cui si apre.

Panico. Ho provato a dare colpi nel tentativo di evitare che mi chiudesse in bagno. Ma nulla. Ho avuto due minuti di sconforto totale, in cui ho maledetto questo 2019, che è stato, come si suol dire UN ANNO DI MERDA, e chiedo venia per il francesismo, ma non c’è altro modo alcuno per descriverlo.

Iniziato con una lite durante il cenone del 31, culminato in un fallimento lavorativo non mio di cui però ho subito le conseguenze e che si avvia verso la conclusione regalandomi 45 minuti chiusa nel cesso di casa mia. A chiedere aiuto alla vicina, ricordare a fatica il numero di cellulare di mia sorella ed essere salvata in extremis dall’uomo che mi sopporta da 6 anni. Ricambiato ovviamente con amore. Mi consolo mangiando i dolcini che ho orgogliosamente preparato stamattina. Che non si dica che non sono una donna multitasking!

Buon fine 2019 a tutti!