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Perchè ora ci sentiamo tutte Giulia Tramontano

Scrivere qui, ancora, era l’ultima attività che pensavo avrei ripreso a fare ma qualcosa mi urla dentro, mi brucia le carni, mi riempie la testa e mi svuota il cuore. È l’urgenza di mettere ordine e comunicare alcuni fenomeni che osservo come spettatrice, colpevole e impotente, che vivo e sento raccontare, passiva e confusa.


L’omicidio di Giulia Tramontano mi ha toccata particolarmente, non solo e non tanto, perché lei fosse incinta. Mi sconvolge che “un uomo” giovane, immagino mediamente intelligente o istruito, con un lavoro da “figo” abbia pensato che l’unico modo per raggiungere la sua libertà fosse liberarsi fisicamente di una persona. Di questa cosa mi sconvolge tutto: la-voglia-di-libertà repressa e impedita da una persona che è poi la donna che dovresti amare o aver amato. Un uomo che decide che la propria individualità sia più importante di qualunque altra cosa. Che le possibilità di avere altre donne, situazioni, occasioni, sia più importante di quella che ha già, che ha scelto (forse non nel caso specifico!), che per un periodo di tempo gli è sembrato fosse ciò che voleva.


Mi sconvolge l’egoismo, l’amor proprio esaltato dalla società, da sedicenti psicologi e aforismi social ed evidentemente male interpretato da menti che non mi va di definire distorte, fragili o altro perché non credo in nulla di tutto questo. Mi sconvolge un contesto, vicino e lontano, che ha consentito a Impagnatiello di muoversi indisturbato pur essendo considerato uno non troppo centrato, uno sbruffone, un lurido.


Intendiamoci, le storie finiscono e nessuno fa un processo a questo, la gente smette di amarsi, non cresce nello stesso modo, nel tempo cambiano le aspettative, i caratteri, gli obiettivi, alcune volte non ci si capisce, non si ha più voglia di impegnarsi in qualcosa e tutto questo è legittimo, doloroso, traumatico, difficile ma legittimo. L’individualismo no, non è legittimo.


Altra cosa che mi sconvolge è l’essere sconvolta da questo episodio e capire che intorno a me, amiche, familiari, cugine e donne varie con cui vengo a contatto, sono sconvolte particolarmente dall’accaduto. Giulia non è la prima e sappiamo che non sarà l’ultima ma è un simbolo di ciò che sentiamo tutte: il pericolo.


C’è stato un tempo che esiste ancora, in cui il pericolo era tornare sola a casa di sera, andare in giro per strade deserte, camminare con la minigonna. Lo abbiamo accettato, non lo abbiamo sconfitto perché lo abbiamo affrontato nella maniera sbagliata. Convinte tutte di essere dalla parte della ragione, per evitare problemi non ci siamo prese le colpe ma ci siamo iper-responsabilizzate. Abbiamo preso l’auto anziché la bici perché più sicura, abbiamo evitato di andare in giro scosciate per non stuzzicare appetiti di sconosciuti, ci siamo legate i capelli per non far vedere il nuovissimo biondo pagato 260 euro dal parrucchiere, siamo state al telefono con qualcuno per stare in compagnia, abbiamo mandato un messaggio all’amica: “Sono a casa!”.


Ma come possiamo difenderci dell’egoismo, dal narcisismo, dalla cattiva educazione, da una follia che sta diventando collettiva e che pertanto non può essere più definita tale, da una cultura che attribuisce responsabilità alla vittima, alla mamma del carnefice o alla sua inconsapevole amante, dalla normalità, dall’incapacità di accettare una parità, non so neanche io da cosa.


Raccolgo i racconti delle amiche e mi rendo conto che ci sentiamo tutte potenzialmente vittime degli uomini, dei nostri uomini storici o meno, amanti e non. Tutte ci siamo trovare a voler dire qualcosa che invece ci è rimasto in gola perché l’altra persona non era disposta ad ascoltarlo o a capirlo, tutte ci siamo trovate sbigottite di fronte ad atteggiamenti vittimistici nei confronti di discussioni in cui le vittime eravamo noi, tutte ci siamo trovate a chiedere scusa ricattate dalla paura di perdere qualcuno, tutte ci siamo trovate ad ascoltare parole che avevano il suono dell’amore ma la consistenza della violenza. Tutte avremmo voluto urlare le nostre ragioni, vivere i nostri sentimenti, far valere i nostri punti di vista, comunicare le nostre emozioni non per avere ragione ma per ricevere comprensione. Per essere felici. Tutte almeno una volta siamo state in balia di un uomo che nella migliore delle ipotesi era solo uno stronzo.


E ancora tutte ci siamo trovate a rincorrere uomini indecisi, ad affrontare sparizioni improvvise, incapacità di dare spiegazioni, ad accettare mogli, ad accettare amanti, ad accettare ex invadenti, a giustificare, capire, amare, restare sempre.


A volte siamo state uccise, a volte – solo per caso e fortunatamente – siamo morte in maniera diversa.

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