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Bridgerton: perché alle donne piacciono i romanzi rosa

É il 6 gennaio. Le feste sono decisamente finite. Nel bene o nel male, anche questa è fatta. Nell’anno del Natale più anomalo di sempre, fra le tantissime cose che era possibile fare a Milano passando dal giallo al rosso nel tempo di un aperitivo – taaac – (come piace agli autoctoni) ho dedicato molto tempo alle serie.

Ogni genere, dal drammatico allo storico, dal romantico al politico. Insomma. Ho guardato un bel po’ di roba. E nei giorni di mezzo, quelli fra Natale e Capodanno, che solitamente trascorri oziando sul divano anche quando non c’è nessuna pandemia in corso, ho rispettato la tradizione. E ho oziato sul divano.

Così, approfittando del fatto che il mio compagno non fosse seduto di fianco a me, ma impegnato per lavoro, ho pigramente cliccato play sul primo episodio di quella che si sta rivelando come uno dei maggiori successi della storia di Netflix.

Che abbia colpito nel segno lo capisci subito data la quantità di immagini, video e meme presenti ormai sui social e dedicati ai protagonisti di questa serie romantica. Esattamente questo è: un romanzo rosa messo in scena in 8 episodi.

Prodotta da Shondaland, la società di Shonda Rhimes, l’autrice di Grey’s Anatomy per intenderci e ispirato ai romanzi dall’americana Julia Quinn, la serie narra la storia della famiglia Bridgerton e della maggiore degli 8 figli, Daphne, in un periodo storico che si ispira all’epoca regency. Castelli, carrozze, broccati, ori, carte da parati, diademi, fiori, balli. C’è tutto di un’epoca che è reinterpretata, ed immaginata molto diversa dalla realtà: è un’alta società mista tanto per cominciare. Ma anche qualsiasi altro riferimento storico, costumi compresi, è stata rivisitato e inserito in una narrazione che si fa più favola che ricostruzione storica.

8 episodi in cui vediamo i due protagonisti, Daphne e il duca di Hastings, innamorarsi perdutamente andando oltre i loro limiti.

C’è la bella principessa in età da marito. Ci sono gli abiti da sogno (ben 7500 look realizzati appositamente per la serie). C’è il principe tenebroso che ha sofferto. La famiglia che protegge. La matrigna. I saloni illuminati dalle candele, i macarons e le torte color pastello. I tramonti e i baci sotto i temporali estivi. Insomma, ci sono tutti gli elementi del romanzo rosa per questa serie a metà fra Gossip Girl e 50 Sfumature di Grigio.

Ci sono anche una trama insignificante e dialoghi imbarazzanti. Qualcosa che un po’ a disagio vi farà sentire. Ma anche qualcosa che vi attrarrà irresistibilmente. Un richiamo atavico, che ha a che fare con il rosa. Con la piccola principessa che c’è in ognuna di noi. Quella che almeno una volta nella vita ha sognato di ballare un valzer indossando un abito di tulle e perline. Stretta ovviamente ad un marcantonio in divisa e con sorriso a 394902902 denti.

Per cui io non so esattamente cosa possa scattare in una donna adulta e lontana anni luce da questi riferimenti infantili. Eppure questo milkshake alla fragola che mescola dolcezza ed elementi classici della “letteratura definita femminile” piace. Sono quasi rassicuranti i clichè sparpagliati qua e là in questa serie la cui fotografia è meravigliosamente utilizzata per incantare lo spettatore. I colori diventano protagonisti: i colori dei paesaggi, dei vestiti, della pelle degli attori. E anche se in questo caso il tema del “gossip” e l’aggiunta di qualche sequenza decisamente “hot” (le chiappe sode di Regé-Jean Page si commentano da sole) ci fa rendere conto che non siamo davanti alla vetrinetta anni ’80 di un’edicola di quartiere con la sua selection di romanzi rosa, ma nel 2021, sedute sul nostro divano, durante una pandemia, è probabile che vi troviate a sospirare. E a regalarvi qualche ora di regressione totale. Ah, le femmine!

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